Sembra ieri quando in una domenica di febbraio mi stringevo forte la sciarpa passeggiando per le strade di una Roma semideserta all’alba. Sembra ieri quell’ultima batosta: ancora negativo. Non diventerò mai mamma, mi dicevo.
Non avevo ancora avuto il coraggio di raccontarlo a Giacomo e dopo tutte le trafile che avevamo fatto, non sapevo proprio come l’avrebbe presa. Ci stavamo deteriorando poco a poco. Invece che renderci più forte, ci distruggeva e ogni volta dovevamo ripartire dalle ceneri di un’ennesima delusione. È orribile quando ti spiattellano in faccia che il tuo sogno più grande non si potrà realizzare. Non c’è nessuno da incolpare, nessun capo espiatorio su cui sbattere i pugni e nessuna spalla su cui piangere.
O meglio, ci sono sempre stati vicini tutti quanti, ma è quasi irritante dire che no, neanche questa volta sarai genitore. Il mio nemico ha un nome ma non un volto. Non è la compagna di banco antipatica del liceo, l’autista distratto che vi ha fatto quasi prendere una multa ieri, nè quell’amica nuova spuntata nei social della vostra ultima fiamma a cui si può dare la colpa dello sfacelo della vostra vita sentimentale. Il nostro nemico si chiama infertilità e scava solchi più profondi di un terremoto. È un girotondo di commiserazione, speranza, illusione e l’ennesima brutta notizia.
Sembra ieri quando i primi raggi di sole abbracciavano i Fori Romani e io continuavo a digitare e cancellare il numero di mio marito e dargli la brutta notizia.
In Italia è difficile trovare una scorciatoia veloce e non troppo costosa per accedere alla fecondazione assistita e noi non volevamo diventare pendolari allo sbaraglio all’estero. È stato solo grazie ad un’amica che siamo entrati in contatto con un database di donatori completo e ben dettagliato. Nel catalogo di IVI abbiamo potuto scegliere il donatore con le caratteristiche somatiche e caratteriali più simili a Giacomo. O la va o la spacca, ci dicevamo.
Nove mesi dopo la punturina è nata Gioia, la nostra vita e la nostra conquista più grande. Nonostante le tante occasioni per mollare, ci siamo sempre rialzati e, alla fine, siamo stati ripagati con il regalo più grande. Ogni mattina vedere i suoi occhietti stropicciarsi ripaga tutte le sofferenze di questi anni passati a fare tentativi su tentativi. Ogni fallimento della fecondazione assistita è riscattato dai piccoli sorrisi che Gioia ci regala e dallo sguardo pieno di stupore per tutto ciò che la circonda.
Siamo sempre stati di quelli convinti che le cose succedono per una ragione... Ma la verità è che rassegnarsi a diventare genitori è un fardello troppo grande da portare e non c’è Karma o destino che regga: è semplicemente ingiusto. Così quando un pomeriggio siamo stati contattati per riprovare un’ultima volta ci siamo lasciati guidare dalla nostra fata madrina telefonica e il miracolo della gravidanza è davvero accaduto.
A tutte e tutti voi che avete scoperto di non poter diventare genitori nel più semplice e naturale dei modi io dico “continuate a sperare”. Nei momenti più difficili stringete i denti per quella piccola, forse remota, possibilità di vedere il vostro angioletto tra le braccia.